Nelle foreste della Kirghisia, tra magnifiche montagne, c'è un posto di guardia, un pugno di case affacciate sul torrente. Ci abitano tre famiglie e un unico bambino, con la testa rotonda sul collo magro e le orecchie a sventola. Un bambino rimasto senza genitori, affidato alle cure di nonno Momun. Il bambino aspetta con ansia il passaggio dei pastori, per giocare con i loro figli intorno ai falò; si tuffa nel torrente sognando di trasformarsi in pesce e nuotare fino al lago, incontro al battello bianco che contempla ogni sera, con il binocolo, dalla cima del Monte Sentinella. Ammira i lavoratori del sovchoz e impara a schivare Orozkul, la guardia forestale, che quando beve diventa violento. Si addormenta ascoltando dalla voce del nonno le leggende della Valle di San Tas: echi di antiche battaglie lungo il fiume Enesaj, una grande cerva bianca che raccoglie due bambini smarriti e li porta lontano, a fondare una nuova stirpe. Un pomeriggio d'autunno le cornacchie gracchiano forte. Orozkul e nonno Momun marciano nella foresta, ciascuno immerso nei propri pensieri. Orozkul ha propositi loschi, il vecchio è costretto a seguirlo. Al rombo del torrente, cresce la tensione tra i due, gli scatti dispotici di Orozkul esasperano il nonno. Il nipote lo aspetta da ore davanti alla scuola. In un crescendo orchestrato alla perfezione, paure nascoste, speranze selvagge brillano per un attimo in tutta la loro forza, e ripiombano nelle crepe della realtà.
Toccante favola poetica. Protagonista è un bambino che vive sulle montagne del Kirgistan insieme a pochissime persone. Fra queste il nonno, persona semplice, gli vuole bene. Nella seconda parte del romanzo prendono il sopravvento vicende molto tristi che trasformano la favola in un dramma della cattiveria e della solitudine (E' soltanto per questo che non do un punteggio altissimo).
Il battello bianco
Anonimo - 28/01/2008 09:38
3/
5
In un villaggio di montagna un bambino e un vecchio sperano ancora che la leggendaria cerva dalle ramose corna venga a popolare le loro montagne e a perdonare gli uomini che sterminarono la sua specie. I due si raccontano di continuo la leggenda della cerva entusiasmandosi come se fosse sempre la prima volta, finché un giorno appare davanti ai loro occhi un esemplare che sembra l'incarnazione del mito. Il romanzo è impostato come un'incantevole favola russa. Tschingis Aitmatov dipinge il bambino e il vecchio come due incarnazioni della purezza, come due esseri mitologicamente perfetti, inseriti in un'atmosfera bucolica, dove lo spazio e il tempo sono una scenografia simbolica.
Anonimo - 16/08/2011 14:52
Anonimo - 28/01/2008 09:38