Teleny

Che dire, un capolavoro così tanto profondo! Wilde si è spinto fino in fondo con questa opera inedita. Evoca quello che può definirsi “amore” a tutti gli effetti, un sentimento così bello ma altrettanto straziante! Consigliatissimo!

Chi ha sfiorato per qualche tempo uno strumento musicale, sa quanto amore può dare il lento sciabordio di note irrequiete.  La nascita di melodie sotto il tocco di tasti o corde, ha un ché di miracoloso, improbabile, quasi imprevisto; il potere stupefatto della creazione sotto le proprie dita - siano esse incerte o sicure. E quanto può essere totalizzante suonare ed ammaliare - sia la malia anche solo per una singola persona? L'unione di più menti, in un amplesso che origina dalle mani del musicista, per arrivare alle orecchie degli ascoltatori, e coinvolgere lentamente anima, e corpo. . Teleny, spartito senza autore, è una ammiccante, lenta, erotica partitura. Al posto delle note, ha parole che cercano di irretire il lettore in una spasmodica ricerca del Bello, e del piacere. Dopotutto, "amplesso" vuol dire letteralmente abbracciare. E Teleny abbraccia, soffoca, bacia, abbranca, porta allo sfinimento e lascia così. Senza forze. Spossati. . Opera anonima di Oscar Wilde (giusta definizione così), "Teleny" fonde le più classiche delle tragedie greche - con i loro amori funesti, la Morte che aleggia imperscrutabile, e il Fato che prevarica su sentimenti e dolori - a venti dionisiaci ed orgiastici che sarebbero vanto e turbamento di Baccanti ebbri. Amore è carne, ed è anima. È entrambi i lati della medaglia, e non ne rinnega la dualità, sia pur di fronte alla morte. . Scostumato, esagerato, potente: Teleny parla di amore, e lo fa in modo suadente, carnale e spirituale insieme, ed estatico. Anzi: estetizzante.