Il guardiano del frutteto

Un romanzo che deve molto al gotico americano nello stile di Faulkner. Fin dall'inizio, McCarthy stabilisce un tono particolare con un proemio in corsivo simile a una parabola, portando il lettore in un mondo in cui l'intrusione della tecnologia nella natura viene giustapposta alla resilienza della natura. Questa giustapposizione pone le basi per il resto della narrazione. In tutto il romanzo, la prosa di McCarthy trasmette sempre un senso di malinconia, invitando i lettori in un mondo popolato da personaggi intrisi del peso della storia in luogo che sembra contemporaneamente reale e mito. Nonostante il romanzo sia eccentrico talvolta e stranamente privo di tensione o "spinta" dal punto di vista della trama, la sua bellezza risiede nella sua capacità di evocare l'essenza del tradizionale romanzo del sud degli Statu Uniti, mettendo in mostra il talento di McCarthy nel creare immagini vivide e ambientazioni suggestive. È il suo lavoro migliore? No, ma alla fine premia il lettore con un'esplorazione dei luoghi, della memoria e dei legami duraturi che legano le persone alla propria terra.

Primo romanzo di McCarthy, che qui si colloca come seguace, imitatore (ma anche degno erede) di Faulkner. Denso e esasperante ma un esordio promettente di un gigante della letteratura contemporanea.

Una storia antica, che affonda le sue radici in un mondo ancestrale, pervaso da voci, silenzi e ombre d'altro tempo. E la lingua di McCarthy è l'ideale portavoce per quei colori immortali, e indelebili alla lettura ed al ricordo.