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Annette Hess consegna al lettore un autentico ritratto della Germania post-bellica, mostrando quanto sia sottile la linea che separa l'accettazione dalla negazione e dando vita a un complesso affresco storico che riguarda profondamente il nostro presente
«La storia di Eva Bruhn, raccontata da Annette Hess, popolata da personaggi straordinariamente vivi, tocca in modo avvincente i punti nevralgici e dolenti della storia tedesca» - Paola Sorge, Il Venerdì
«Un romanzo che mostra la tragedia tedesca» - Berliner Zeitung
«Un libro contro l'oblio» - der Spiegel
Il passato che non passa, i processi di Auschwitz e il velo delle menzogne in un romanzo travolgente.
Francoforte, 1963. Durante il processo che vede Fritz Bauer indagare sulle responsabilità di alcuni membri del personale del campo di concentramento di Auschwitz, Eva Bruhns viene assunta come interprete dal polacco degli interrogatori dei testimoni. I suoi genitori, proprietari del ristorante Deutsches Haus, (Casa Tedesca), si mostrano decisamente contrari alla carriera scelta dalla figlia, così come lo stesso fidanzato di Eva, Jürgen, ancorato alla convinzione che una donna non debba lavorare se il futuro marito si può permettere di mantenerla. Ma la giovane, vinta dalla curiosità e dalla passione, accetta comunque il lavoro. Eva è figlia di un omertoso dopoguerra, di un boom economico in cui si è disperatamente tentato di seppellire il passato. Ascoltando le scioccanti testimonianze dei processi, però, il suo pensiero corre continuamente ai genitori e ai motivi per cui nella sua famiglia non si parla mai della guerra e di ciò che accadde. Perché sono tutti così restii ad affrontare l'argomento? Lentamente Eva si rende conto che non solo i colpevoli sono stati colpevoli, ma anche coloro che hanno collaborato, in silenzio, rendendo possibile l'inferno dei campi di concentramento. E che tra quelli che non hanno mai alzato la voce per protestare, rendendosi complici, potrebbero esserci persone a lei molto vicine.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
E molto interessante lo consiglio vivamente
Quando leggo certi libri mi viene ad un certo punto la nitida visione della scrittrice /scrittore che stanno firmando il contratto con la casa editrice per un tot di pagine e quindi poi si devono ingegnare a raggiungere , quando scrivono, il numero prestabilito. L'idea che sta alla base del romanzo è quella, ormai abbastanza scontata, dei conti che i tedeschi hanno avuto difficoltà a fare con il proprio terrificante passato. Si cala questa problematica nella vita banale di una interprete dal polacco che viene chiamata a tradurre nel processo di Francoforte, un evento simile al processo di Norimberga, ma tenuto da giudici tedeschi e non internazionali. Ci perdiamo nella descrizione minuziosa della vita di una famiglia piuttosto umile, sappiamo tutto dei giochi del figlio piccolo o della malattia del cane e ogni volta ci sforziamo di trovare a questo un significato ( I tedeschi sono pietosi con gli animali ma non lo sono stati con gli ebrei?). Seguiamo le vicende della sorella che avvelena i bambini a lei affidati in ospedale (i tedeschi hanno un'anima cattiva anche in circostanze storiche diverse dal nazismo??) , affannandoci a ricercare il nucleo vivo della vicenda che tarda a rappresentarsi e quando si rappresenta appare sfocato, sempre oppresso da mille piccoli dettagli di cronaca spiccia che finiscono per farci anche un po' perdere la pazienza di bravi lettori. Alla fine, il crudo, sanguinoso, cruciale nodo problematico si tempera in un dramma interiore della protagonista che non riesce a d essere ben espresso, come se il compito che l'autrice si è prefissa fosse troppo arduo per le sue, pur affinate, doti di scrittrice.
L'interprete, tradurre le parole,sentire l'emozione, sentire la vita che c'è stata, prima e poi dopo... Le testimonianze della guerra, i sopravvissuti all'olocausto, sopravvissuti all'impossibile, porta ancora oggi dolore. Per non dimenticare leggiamo ancora sull'argomento, ogni storia porta il suo bagaglio esistenziale. Ogni cittadino della Germania ha vissuto la guerra con il suo ruolo, non si può annullare l'intensità di quei tempi, dell'influenza storica, politica, prima e dopo.... Ogni processo dopo la guerra ha cercato di capire al meglio il perché e sopratutto capire se si avrebbe potuto evitare l'azione della sterminazione.... Come si fa a capire visto che il nazionalsocialismo ha come caratteristiche l'obbedienza al potere, la massiccia propaganda del ruolo individuale e collettivo delle persone e ad un certo punto proprio una mancanza di empatia verso il prossimo? Anette Hess riproduce la vicenda attraverso un processo dei responsabili della sterminazione, descrivendo i personaggi che vivono la quotidianità provando a dimenticare la loro impotenza all'obbedienza, provando un sentimento di vergogna. La generazione passata partecipe alla guerra oppure gli osservatori di quello che succedeva sentono la vergogna delle loro azioni, al contempo stesso le nuove generazioni chiedono il perché. I personaggi obbedienti non riescono neanche dopo 20 anni a sentire l'empatia e i rimorsi per quello che hanno fatto attraverso l'obbedienza. Un libro che mira a non dimenticare...
Recensioni
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