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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2010
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Vincitore del National Book Award 2001
Un grande romanzo che si legge d'un fiato, ricco di umorismo e umanità e al tempo stesso duramente critico verso la società contemporanea e i suoi pochi, incerti valori.
«Jonathan Franzen ha costruito un romanzo formidabile con la materia ricchissima che affiora dalla coscienza di un matrimonio, di una famiglia, di una cultura, la notra. E lo ha fatto con partecipazione ed esuberanza, assoggettando il suo caustico temperamento moderno a un'ampia e generosa visione» – Don DeLillo
«Lo si sentiva nell'aria: qualcosa di terribile stava per succedere». Enid e Alfred Lambert trascinano le giornate accumulando oggetti, ricordi, delusioni e frustrazioni del loro matrimonio: l'uno in preda a sintomi di un Parkinson che preferisce ignorare, l'altra con il desiderio, ormai diventato scopo di vita, di radunare per un «ultimo» Natale i tre figli allevati secondo le regole e i valori dell'America del dopoguerra, attenti a «correggere» ogni deviazione dal «giusto». Gary, dirigente di banca, vittima di una depressione strisciante e di una moglie infantile; Chip che ha perso il posto all'università per «comportamento sessuale scorretto»; Denise, chef di successo con una vita privata, secondo i canoni dei Lambert, molto discutibile. Il temporale annunciato spazzerà via molte cose di valore ma ne restituirà altre più limpide. Un grande romanzo che si legge d'un fiato, ricco di umorismo e umanità e al tempo stesso duramente critico verso la società contemporanea e i suoi pochi, incerti valori. Impossibile non riconoscere che i Lambert siamo noi: in un momento della nostra vita, in qualsiasi luogo del primo mondo.
Indice
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Franzen qui straordinario per la sua capacità di catturare con precisione chirurgica ma senza mai perdere un certo calore umano, le dinamiche disfunzionali di una famiglia americana del Midwest. Attraverso la storia dei Lambert—una coppia di genitori anziani e i loro tre figli adulti, ciascuno alle prese con fallimenti personali e compromessi morali—Franzen esplora il peso delle aspettative familiari, l’illusione del controllo da parte dei genitori, la lotta per definire se stessi al di là delle radici che ci trattengono e delle correzioni che cerchiamo di imporre a noi stessi e agli altri. Ciò che rende questo romanzo eccellente non è solo l’intreccio e il continuo andare e venire tra presente spesso teso e caotico e un passato nostalgico e malinconico, ma anche la capacità di Franzen di scavare sotto la superficie dei personaggi al centro di questo libro. I Lambert sono quanto mai reali e complessi, a tratti insopportabili ma sempre autentici. La scrittura è ricca di dettagli e si delinea un mondo tanto realistico quanto spietato, in cui ogni relazione è un campo minato di rimpianti e incomprensioni, ma anche di un amore maldestro e inestirpabile. Colpisce anche il modo in cui Franzen intreccia il personale con il sociale, riflettendo sulle trasformazioni culturali, economiche e tecnologiche che hanno cambiato il volto dell’America (fine anni 90 e inizio anni 2000), senza perdere di vista la dimensione umana della vicenda. Sopra ogni cosa Franzen costringe il lettore a fermarsi e a riflettere, a confrontarsi con le sue contraddizioni e fragilità, poiché nella disperazione e nell’ironia con cui i Lambert cercano di correggere il corso delle loro vite c’è qualcosa di profondamente familiare, qualcosa di universale che si ritrova nelle famiglie di tutto il mondo.
Tornare a casa, magari sotto un bel portico d'una casa di legno nel Midwest statunitense, non per forza deve colorarsi di sfumature romantiche e nostalgiche, anzi. Il lascito di Franzen è una storia familiare spaventosamente reale, che ci riguarda tutti, fatta di silenzi, di verità taciute e non dette, di errori che stratifichiamo addosso a chi ci sta vicini, ai nostri genitori, ai nostri figli, ai nostri fratelli; errori che spesso mascheriamo col tentativo di correggerci o, peggio, di correggere gli altri. Il dolore è l'indizio migliore che abbiamo per cambiare le cose, ma un conto è riconoscerlo e un altro farlo davvero. Vi sono alcune parti un po' lente e un paio di personaggi eclissabili, ma anche questi piccoli difetti danno vigore e profondità a una storia davvero intima. Leggo molto, ma non ho mai pianto per un libro, questo titolo segna per me un primato.
Da evitare assolutamente. 600 pagine di nulla.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"Quelle erano sere, e ce n'erano state centinaia, forse migliaia, in cui nulla di così traumatico da lasciare il segno era accaduto al nucleo famigliare. Sere di semplice intimità alla vaniglia sulla poltrona di pelle nera; dolci sere di dubbio fra notti di squallida certezza. Gli venivano in mente adesso, quei controesempi dimenticati, perché alla fine, quando si stava cadendo in acqua, l'unica cosa solida a cui aggrapparsi erano i figli."
Autore americano, ancora abbastanza giovane, con due romanzi alle spalle, una collaborazione fissa con periodici come The New Yorker e Harper's e una fama che lo precede in Europa come un'ondata. Ce n'è abbastanza per iniziare la lettura di questo notevole romanzo (anche per dimensioni) con una certa, quasi inevitabile, prevenzione. Il solito autore americano "alla Carver" che pensa di riprodurre un film di Robert Altman o un romanzo di DeLillo (che non a caso firma in quarta di copertina un'entusiastica recensione)? Uno snob newyorkese che critica solo apparentemente il suo entourage come Ellis? E invece, no, niente di tutto questo. Le pagine scorrono e la storia comincia a tratteggiarsi, semplice ma intensa, estremamente "vera", e se un paragone deve essere fatto, sono più le commedie amare di Neil Simon a tornare alla mente. L'ambientazione è quella dell'America borghese, i personaggi appartengono a una famiglia normale del Midwest con problemi, nevrosi, equilibri difficili e parole non dette, ma anche con la tranquilla quotidianità che tutti conosciamo bene. I genitori, Enid e Alfred Lambert, rappresentano una coppia d'età che deve fare i conti con la salute incerta di lui, affetto dal morbo di Parkinson (il cui pensiero, disturbato dalla malattia, viene descritto magistralmente in alcuni passaggi del romanzo), e la volontà illusoria di lei di riprodurre ancora una volta una condizione familiare idilliaca (esistita solo nella sue fantasie) che veda tutti riuniti in occasione del Natale. I tre figli, molto diversi tra loro, sono tre esempi di vite possibili: Gary, dirigente di banca, è l'uomo integrato, che ha costruito una solida piattaforma economica ma non un altrettanto valido rapporto di coppia; Chip, il secondogenito, ha perso il suo lavoro in università per un "comportamento sessuale scorretto", ma è riuscito a mascherare questo fallimento con un nuovo impegno di scrittore-giornalista che inorgoglisce la madre; Denise è un ottimo chef, realizzata professionalmente, ma nel privato ha rapporti bisessuali che per la famiglia Lambert sono di certo moralmente discutibili. Franzen ha scelto di fissare lo sguardo su ciascuno di questi personaggi in capitoli differenti. Ne emerge un affresco particolarmente preciso della personalità di ognuno, per poi approdare al capitolo finale Un ultimo Natale, dove il romanzo riprende tutte le singole storie, riunendole e mescolandole di nuovo, come carte da gioco.
L'utopia della felicità si scioglie nella constatazione che la vita non si può "correggere", malgrado tutti gli sforzi. "Ho messo a fuoco le cose che mi procuravano ansia per poi guardare sempre più da vicino al loro riflesso sociale. Ho fatto dei problemi della mia vita lo specchio di una crisi generale" ha dichiarato Franzen in una recente intervista, ed è forse questa la ragione per cui un romanzo che poteva essere l'ennesima descrizione di un mondo già conosciuto si è rivelato qualcosa di davvero nuovo.
A cura di Wuz.it
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