La valle oscura

Di solito quando un libro diventa un (quasi) caso letterario la diffidenza è grande, per questo ho preso in mano La valle oscura solo ora. Ma Adelphi raramente delude. Un libro utile, scritto a metà fra l'autobiografia e la fiction, con piglio critico ed ironico anche quando la protagonista sempra definitivamente cooptata al mood della Silicon Valley nei tempi ruggenti. Una disamina disincantata di un mondo - quello delle start up, dei social, dell'analisi dati - che è oggi ormai pervasivo. Ma al tempo stesso una intelligente descrizione dei processi emotivi e psicologici che investono chi volente o nolente da questo mondo si lascia irretire. Ed è proprio questa descrizione che in più pagine spinge il lettore all'autoanalisi, riconoscendosi in quei tic, in quelle mode ed abitudini a cui talvolta siamo spinti e in cui siamo talmente immersi da non rendercene conto.

Fa paura? Molta. Abbiamo sempre il telefono in mano e spesso non ci domandiamo cosa se ne facciano di tutti i nostri "movimenti". Non che dopo la lettura del libro ne so qualcosa in più, ma è giusto ricordare di non dimenticarsi di farsi domande. Libro molto intimo, sul conflitto interiore di un'utopista che lavora nel tech. Tutti i paradossi, le ingiustizie, la non -umanità dei ritmi di lavoro. In questo caso mi rendo felicemente conto che la mia erba è più verde di quella del vicino, e non la cambierei.

attraverso la propria esperienza biografica, l'autrice mostra il lato oscuro dell'ideologia californiana e, più in generale, dell'economia del web e delle piattaforme, mostrando chiaramente come dietro la patina dell'innovazione, in realtà, vi è la spinta costante alla competizione ed allo sfruttamento