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Libro vincitore del premio Le pagine della terra 2021
Tutto comincia e finisce con le piante. Dalla possibilità di vivere su questo pianeta al piacere di ascoltare la voce di un violino, all’inizio di ogni storia c’è sempre una pianta. La maggior parte di queste rimangono per sempre sconosciute – come l’abete rosso che regalò a Stradivari il legno per i suoi 14 violini. Altre, per caso o perché legate a persone o avvenimenti che hanno colpito l’immaginario degli uomini, hanno avuto per fortuna una storia diversa che stiamo qui a raccontare.
«Il libro è un mix di narrativa e divulgazione scientifica. Uno dei capitoli più spassosi è "La buccia di banana" dedicato alla scivolosità della buccia di banana con una serie di racconti del passato.» - Elisa Nicoli per Maremosso
Un giorno al compositore inglese Sir Edward Elgar venne chiesto da dove provenisse la sua musica. La risposta fu: «La mia idea è che ci sia musica nell'aria, musica dappertutto intorno a noi, il mondo ne è pieno e ne puoi prendere ogni volta tutta quella di cui hai bisogno». Lo stesso accade per le piante che, come la musica per Elgar, sono letteralmente dappertutto e per scriverne non si deve far altro che ascoltare le loro storie e raccontarle. Tutte quelle di cui abbiamo bisogno. È così che è nato questo libro, scrivendo storie di piante che intrecciandosi agli avvenimenti umani si legano le une alle altre nella narrazione della vita sulla Terra. Perché le piante costituiscono la nervatura, la mappa (o pianta) sulla base della quale è costruito l'intero mondo in cui viviamo. Non vederla, o ancora peggio ignorarla, credendo di essere al di sopra della natura, è uno dei pericoli più gravi per la sopravvivenza della nostra specie.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Seguo da un po' l'attività di Mancuso ma non avevo ancora letto nessun suo libro. "La pianta del mondo" è un libro molto scorrevole ed interessante, il linguaggio è comprensibile anche a chi non ha conoscenze pregresse in materia ma non è mai banale. Partendo da esperienze personali l'autore ci fa compiere un viaggio che ci permette di scoprire cose che molti di noi non avrebbero mai immaginato riguardo a questi meravigliosi esseri viventi.
Amo molto il pensiero di questo autore, la sua sensibilità e intelligenza come anche ho amato tutti i suoi libri che ho potuto leggere. Questo per me è stato avvincente e molto curioso un po' diverso dai precedenti, scorrevole e sempre molto intenso. Consigliato
Adoro Mancuso, la sua chiarezza espositiva, l'estrema passione che trapela da ogni singola riga e la sua capacità immane di far comprendere il funzionamento del mondo vegetale a chi non è del settore. Come sempre un libro che vi lascerà a bocca aperta!
Recensioni
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Nella banalità di un pensiero, la nostra sopravvivenza: siamo ospiti su questa terra. Abbiamo asfaltato, eretto muri e palazzi, ristretto l’orizzonte in una visuale sempre più verticale, sprechiamo più risorse di quante effettivamente ci servirebbero, e adesso – direbbe Stefano Mancuso, autore del libro La pianta del mondo (200 pagine, 18 euro) per Laterza – la natura ci presenta il conto. E contro di Lei, questa forza impetuosa, non possiamo combattere, né vincere. Quale soluzione? Le piante.
Abbiamo guardato la terra da lontano quella volta in cui abbiamo oltrepassato i suoi confini per raggiungere la luna: l’abbiamo osservata, quella sfera blu e verde, come qualcosa che ci appartiene, come se in fondo come in quadro, ci fosse una firma, “Uomo”.
In realtà, quando si riesce a guardare il mondo senza vederlo semplicemente come il campo di gioco dell’uomo, ci si accorge che «all’inizio di ogni storia, c’è una pianta», anche nella nostra. Attraverso aneddoti, esperimenti ed episodi curiosi, Mancuso intende solleticare il nostro senso di colpa verso un’insensata ingordigia. Stiamo abusando di un «pianeta finito che non ha risorse infinite».
Se pensiamo che enormi estensioni di foreste sono scomparse per fare spazio all’agricoltura, ci si può rendere conto di quanto l’azione dell’uomo stia avendo – ormai non più tanto lentamente – un impatto significativo sulle nostre possibilità di sopravvivenza.
Necessariamente, si ritorna su un problema di portata mondiale. Lo conosciamo, ma forse non troppo bene, il riscaldamento globale. Un fenomeno nemico sentito e risentito, di cui si racconta, si scrive, si girano film, ma che sentiamo forse troppo lontano dal nostro microcosmo. Ciò che ancora non sappiamo è però quali conseguenze avrà effettivamente sul nostro vivere quotidiano.
L’idea rivoluzionaria che sta alla base del libro di Mancuso scorre lungo le radici di vecchie teorie, di storie e aneddoti che rintracciano negli alberi, nelle piante, nella cooperazione tra natura e uomo, una relazione che abbiamo dimenticato, accantonato, in favore di una tendenza patologica all’urbanizzazione. Una città diversa si può immaginare, anche realizzare: una giungla urbana in cui l’ambiente naturale coesiste con le esigenze dell’uomo, fino a trasformare le nostre città in una nicchia ecologica che possa sopravvivere; riconoscere gli enormi benefici di una forma di coesistenza tra piante e uomo, quindi portare il verde in luoghi non necessariamente preposti come parchi o giardini, non ai margini della città ma al loro interno.
La scoperta de La pianta del mondo, nel lettore la cui passione per l’argomento era soltanto sopita, può facilmente dare il via a letture affini e suggerire un approfondimento sul potere e sulla vita segreta delle piante. D’altronde, già anni fa Mancuso (qui un’intervista) era citato come una delle personalità italiane in grado di cambiarci la vita (Annamaria Testa scrive su Internazionale un interessante articolo sull’intelligenza silenziosa delle piante).
Cose su cui riflettere e spunti da approfondire? Tantissimi. Mancuso con La pianta del mondo srotola una mappa del tesoro di informazioni: dal legno usato per gli strumenti di Stradivari, agli esperimenti sulla scivolosità della buccia di banana (sì, proprio così), alle teorie di biologi e filosofi come Geddes e Kropotkin con il suo “mutuo appoggio”, fino al discorso sugli alberi di Evelyn con il suo “Sylva” che, a proposito, è inspiegabilmente non tradotto in Italia.
Nel suo “Sylva o un discorso sugli alberi forestali” del 1664, primo libro in assoluto pubblicato dall’allora neonata Royal Society, Evelyn utilizza ogni mezzo per convincere i suoi lettori della necessità di piantare più alberi. Ogni argomento sembra essere utile se comporta un aumento della consapevolezza dell’importanza degli alberi. Da qui, la riflessione di Mancuso sull’immagine una città completamente ricoperta di piante: un sogno macchiato di eccessivo romanticismo o una rivoluzione del pensiero che può tradursi in azione e consapevolezza?
Recensione di Verdiana Parasporo
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