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Anno edizione: 2019
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Una storia che sembra suggerire l'idea che la stessa impalcatura che regge il mondo sia basata sulla menzogna e che dunque anche una bugiarda potrebbe raccontarci una storia autentica.
«Abituata come psicologa a dipanare le contraddizioni della mente dei pazienti, da narratrice Ayelet Gundar Goshen suona con grazia mozartiana questa danza degli inganni» - Lara Crinò, Robinson
Cos'è veramente successo nel cortile dietro la gelateria? Una ragazzina, impaurita, urla. La gente accorre. C'è un uomo vicino a lei. Tutto potrebbe essere chiarito in fretta perché l'uomo ha sì commesso qualcosa di imperdonabile, ma non intendeva aggredire fisicamente la ragazzina. Invece lei lascia che l'equivoco prenda corpo, che si converta in bugia e che rapidamente, come una palla di neve che diventa valanga, si trasformi in un'accusa falsa che finirà per coinvolgere le vite di tutti i protagonisti di questo sorprendente romanzo perché una menzogna provoca sempre altre menzogne in una catena che sembra non avere fine e in cui nessuno è innocente.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Primo libro che leggo di questa autrice. Si legge velocemente ed è scritto in un linguaggio semplice e diretto. Ho trovato la lettura piacevole ma non lo definirei un capolavoro ne lo rileggerei.
Quando una bugia può innescare una situazione di non ritorno? Come può una ragazzina, con grossi problemi di autostima, per mantenere la celebrità creatasi a seguito di un malinteso, insistere nella menzogna anche a costo di fare arrestare un'innocente? Queste fondamentalmente le tematiche di questo bel libro di una delle voci emergenti della letteratura Israeliana. Al suo terzo romanzo Ayelet Gundar-Goshen dimostra ancora una volta la sua capacità di scrittura ed uno stile decisamente mutevole.
Nufar è una ragazza di diciassette anni, un po' complessata dal suo aspetto fisico di adolescente: non bella e insicura, a scuola non riesce ad essere apprezzata e corteggiata e la sua compagna di banco con cui è cresciuta, la esclude dal gruppo "che conta". Sta lavorando in una gelateria, la sua occupazione per i mesi estivi. Un giorno si trova a servire un noto cantante, Avishai Milner, la cui popolarità sta calando sempre più. Con fare nervoso e modi maschilisti, Avishai finisce per umiliare verbalmente la ragazza, che scappa in lacrime. I passanti e la polizia stessa, accorrono convinti che la ragazza sia stata molestata... Ma Nufar, piangendo, conferma silenziosamente questa convinzione.... L'uomo viene fermato, interrogato e accusato malgrado la sua innocenza; Nufar si trova coinvolta in una realtà più grande di lei, non riuscendo più a districarsi dalla bugia da lei stessa mai smentita. . Bugiarda è stato un romanzo interessante e curioso, molto attuale. La bugia nata da un equivoco, prende forma e cancella la verità rendendo tutto più complicato di quanto non sia in realtà. Quante volte abbiamo vissuto situazioni analoghe e ci siamo cullati nella bugia piuttosto che nella verità? Tante volte... oppure, quando succede, perché no? Nufar è stata travolta da una situazione che neanche immaginava, ma che le ha restituito un po' di quell'attenzione che meritava... Da leggere e riflettere!
Recensioni
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La nuova stella della letteratura israeliana Ayelet Gundar-Goshen racconta la storia del brutto anatroccolo, che diventa cigno, o in qualche modo appare tale, per un cortocircuito mediatico avviato da quella che sembrerebbe un’innocua menzogna che si avviluppa su se stessa, piccola, moltiplicata, ma con grandi conseguenze, un vortice di accuse. Cos’è la menzogna, se non quello che va contro chiarezza, ordine e verità? La letteratura ci fa i conti da sempre e Gundar Goshen declina questo motivo in modo originale e di ampio respiro (per trovare qualcosa di simile, negli ultimi anni, bisogna tornare a Persecuzione di Alessandro Piperno). L’autrice di due splendidi libri come Una notte soltanto, Markovitch e Svegliare i leoni, ne ha scritto un terzo, Bugiarda (258 pagine, 17 euro), tradotto da Raffaella Scardi, pubblicato come i precedenti dalla casa editrice Giuntina, abile a intuire le potenzialità di questa psicologa clinica ed ex giornalista al debutto appena sette anni fa. Un romanzo, quello nuovo, che fonde una profonda analisi psicologica e tratti di ironia, e vale a Gundar-Goshen la piena consacrazione.
La natura sfuggente della menzogna in un mondo in cui piacciono i pettegolezzi e la verità non ha molto appeal, specie nel confronto con una storia ben costruita, magari verosimile, ma non autentica: ecco cosa ci racconta Bugiarda. Nufar è un’adolescente goffa, timida e infelice (a differenza della sorella Maya), d’estate lavora in una gelateria. Da outsider, da invisibile quale è – c’è un certo sguardo compassionevole del narratore sulla sua solitudine e sulle umiliazioni che vive – non esita a fare qualcosa di terribile, quando viene assalita verbalmente da un’altra figura problematica, un ex celebrità, avanti negli anni, Avishai Milner: in risposta agli insulti che le scaglia contro, Nufar prima fugge e poi inventa un’aggressione, racconterà d’essere stata molestata, alla polizia e a media avidi di storie del genere. Improvvisamente si ritroverà sotto le luci dei riflettori, mentre Avishai Milner finirà in carcere. C’è però un testimone che dalla sua stanza al quarto piano ha visto cosa è successo all’esterno della gelateria e sa la verità, sa che la ragazza è stata solo presa per un braccio…
La ragazza su cui nessun occhio indugiava finisce in una rete di inganni sempre più grandi, diventa a suo modo celebre e tutti si stringono attorno a lei. Gundar-Goshen, però, va oltre. Ci sono altre figure (a cominciare da Lavì Maimon, che conosce il segreto di Nufar, nonno Elkana, o l’anziana Raymonde, che ha perso da poco la sua migliore amica), altre bugie da raccontare, ipotesi e storie inventate, che invece prendono corpo e hanno tutte conseguenze, piccole catastrofi. La scioltezza narrativa, sorretta da un’immaginazione senza freni, e la contemporanea riflessione sull’inganno e sulle sue conseguenze, su verità di comodo, fluide, da adattare ai propri desideri ed esigenze, su quanto siamo disposti a credere. Un romanzo sublime, come la sua autrice, che aveva convinto anche Amos Oz.
Recensione di Arturo Bollino
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