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Citta' chiusa da muri popolata da ebrei ammassati in topaie inabitabili in condizioni insostenibili. Nessun mezzo di sussitenza per questa comunita' piu' grande d'Europa solo fame miseria sporcizia malattie. Si muore ogni giorno ma l'umorismo nero non scarseggiava tra la popolazione. L'inganno tedesco del lavoro all'Est e le tradotte partono stracolme di gente che preferisce illudersi nelle menzogne tedesche piuttosto che morire nel ghetto, tradotte che portano sempre nelle camere a gas di Treblinka. Le notizie sulla sorte degli ebrei avevano ormai fatto il giro del mondo gli abitanti del ghetto sanno si illudono non credono sia possibile qutto questo, lo scopriranno presto. Il mondo tace il ghetto e' isolato l'ebreo e' solo. La polizia ebraica, ebrei che si illudevano di aver salva la vita assecondando i nazisti, altro inganno tedesco, la polizia ebraica consegna ogni giorno uomini alla morte e poi la stessa sorte tocco' a tutti loro. L'autore e' scampato al massacro perche' e' fuggito dal treno che lo portava a Treblinka e racconta. Racconta di una comunita' saprita completamente nel nulla, racconta di tutte qielle citta' dove una volta vivevano ebrei e di loro ora nessuna traccia non esiste piu' un ebreo. Io chiedo Germania inconsapevole e innocente, Mondo indifferente ditemi dove e' finita la comunita' del ghetto di Varsavia?. Ho visitato il ghetto di Varsavia restano solo delle pietre a delimitare quello che una volta era il perimetro del ghetto e solo un piccolo pezzo di muro, e c'e' un giardino con un monumento ai caduti della resistenza del ghetto, e poi la piazza dove venivano ammassatti a migliaia in attesa della tradotta per la morte ora e' un monumento, ma e' inquietante vedere quanto e' piccola e immaginarsi come potevano essere pigiati i condannati a morte.
Un bel libro che ho letto tutto d'un fiato. Interessante la ricostruzione del ghetto di Varsavia, rappresentato non solo in base alla propria esperienza personale ma anche, e soprattutto, da un punto di vista strettamente storiografico.
Recensioni
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scheda di Cavaglion, A., L'Indice 1992, n. 6
(scheda pubblicata per l'edizione del 1992)
Esce soltanto adesso una delle prime e più scrupolose ricostruzioni della storia del ghetto di Varsavia (l'edizione francese del libro è del 1955), ma anche a riscontro delle successive testimonianze di Edelmann, Berg, Nirenstein questa narrazione nulla perde in fatto di rigore e pathos. Esule in Francia, Mazor parlava ad un pubblico abituato al filosofare di Sartre, ma educato altresì alla metodologia scientifica del Centre de documentation di rue Geoffroy l'Asnier (nella cui collana questo testo fu accolto): ne venne fuori non solo la cronistoria delle eroiche giornate della resistenza ebraica, ma anche un'agevole sintesi di storia delle persecuzioni nazifasciste in Europa: una sintesi più efficace della meglio nota monografia di Poliakov, poichè aveva origine dall'esperienza vissuta dell'autore. La vicenda degli ebrei partigiani del ghetto, archetipo di un modello di ribellione, rivive in queste bellissime pagine, cui giustamente il curatore ha aggiunto un agile e pratico apparato di note illustrative con relativo aggiornamento della bibliografia (per esempio sulla romanzesca e tragica vicenda del medico e pedagogo Janusz Korczak, i cui scritti sono stati pochi anni fa tradotti in italiano per i tipi di Carucci). Oggi, molti anni sono passati e nuova documentazione è stata resa pubblica (anche in Polonia), ma difficilmente un altro testo su questo medesimo argomento riuscirà a capovolgere l'assioma di Stefan Zweig secondo cui "molto più facile è ricostruire i fatti di un'epoca piuttosto che il suo clima morale". In un'opera tutto sommato breve Mazor è riuscito a trovare un accordo fra memoria e storiografia, ha ricostruito "il clima morale" di un fatto e ci ha suggerito un punto di equilibrio metodologicamente invidiabile.
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