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Una saga in quattro volumi che mescola fantasy, steampunk e Belle Époque, paragonata dalla stampa francese alle saghe di J.K. Rowling e Philip Pullman.
«Ci si diverte e si pensa anche, leggendone le avventure, e si pensa, in particolare, a come il potere magico sia faccenda che ci appartiene e da cui però si prendono le distanze, come se la concezione della realtà a cui siamo abituati non potesse che espellerlo.» – Loredana Lipperini, Robinson - la Repubblica
«Ofelia è il mio riflesso inverso. Certo, in alcune cose ci somigliamo: Ofelia ha preso da me la sua goffaggine, la sua miopia e le domande che si pone. Ma siamo anche diverse. Ofelia è fragile fuori e molto resistente dentro. Io sono il contrario: ben corazzata all'esterno, ma molto emotiva. Stando così le cose, siamo cresciute insieme, abbiamo imparato insieme a incassare i brutti colpi, l'una e l'altra. O l'una dall'altra.» – Christelle Dabos, intervista a La Lettura - Il Corriere della Sera
In un universo composto da ventuno arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra vive Ofelia. Originaria dell'arca "Anima", è una ragazza timida, goffa e un po' miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un'altra arca, "Polo", molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo. Fidanzati dell'inverno è il primo capitolo di una saga ricca e appassionante che sta conquistando migliaia di lettori giovani e adulti.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Lo stile di Christelle Dabos è molto particolare, però la storia tra Ofelia e Thorn mi è sembrata un po’ inverosimile.
L'attraversaspecchi è arrivato quando con il fantasy avevo chiuso da un bel po'. Già quando ero al liceo avevo provato a riprendere in mano una famosissima saga che avevo lasciato a metà, e inorridita per la quantità di stereotipi e nonsense, l'avevo accantonata. Purtroppo è un rischio che si corre spesso nel panorama fantasy, che più di ogni altro sembra essere caratterizzato dalla presenza di cliché immortali. Quando ho iniziato a leggere 'Fidanzati dell' Inverno', credevo di essermi scontrata di nuovo con l'ennesima delusione: è davvero questo il libro di cui tutti parlano? E invece, andando avanti, mi ha sorpreso come pochi libri sanno fare. Il legame che si è venuto a creare tra me e questa saga è qualcosa che pensavo di non riuscire più a provare, e che forse solo da bambina ho sperimentato. Ed è proprio grazie a lei che, dopo tanto tempo, non solo ho superato un blocco del lettore che durava da anni, ma ho ripreso a leggere fantasy, scoprendo tanti libri meritevoli. L'attraversaspecchi non è una saga perfetta, non è scritta in maniera eccelsa, eppure non riesco a essere oggettiva. I personaggi sono poco caratterizzati? Poco importa: ho fatto il tifo per loro, ho pianto con loro, ho riso con loro, ho trattenuto il fiato, mi sono sentita persa e confusa, mi sono innamorata. Mentre la leggevo, il mondo intorno a me era scomparso, e mi sono ritrovata catapultata dentro la corte del Polo, ad Anima, a Babel. In un periodo duro per tutti, che spero di esserci lasciato alle spalle, mi ha regalato una scintilla di gioia. E alla fine non è questo quello che chiediamo a un buon libro?
Non amo particolarmente il genere fantasy, ma il libro mi incuriosiva. Ho faticato all'inizio, perché la narrazione procede lentamente, con pochi avvenimenti significativi, ma nel corso della lettura la fantasia dell'autrice, la sua capacità di creare un mondo originale e misterioso, la protagonista, apparentemente fragile ma granitica nella sua volontà di libertà e autonomia, mi hanno colpita e conquistata. Ho terminato il libro con il desiderio di leggere subito il secondo.
Recensioni
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«Non erano stati soltanto gli altri, era stata lei, Ofelia, a costruirsi un’identità intorno alle proprie mani, era stata lei a decidere che non sarebbe mai stata altro che una lettrice, una conservatrice murale, una creatura più adatta alla compagnia degli oggetti che a quella degli esseri umani. Leggere era sempre stata una passione, ma da quando in qua una vita si fondava esclusivamente sulle passioni?»
Sono sempre alla ricerca di un libro che mi tenga sveglia la notte. Non per la paura di spegnere la luce, pur essendo una gran fifona, ma per la voglia di scoprire cosa succederà ai personaggi nella prossima pagina.
“Fidanzati dell’inverno” mi ha fatto esattamente quest’effetto. L’unica pecca è stata bruciarmelo in pochi giorni (così come i successivi romanzi della saga, che consiglio a loro volta).
Christelle Dabos ha costruito un mondo sul e nel quale è possibile ricamare parecchio, sebbene sia vero che, rispetto ad altri fantasy, lasci molte zone d’ombra. Tuttavia gli elementi chiave forniti dall’autrice, per quanto non numerosissimi, permettono di lavorare con la propria fantasia, colmando a proprio piacimento le “lacune” e, perché no, inventandosi in prima persona ulteriori particolari. Non a caso, si tratta un aspetto che ho sempre apprezzato in qualsiasi fantasy: fare proprio il mondo narrato tra le pagine.
Ciò che però più mi ha affascinata di questo libro, al di là della trama appassionante, è stato lo stile. Certo, ho letto la traduzione italiana e non l’originale, ma sono convinta che il traduttore abbia mantenuto la sintassi ricca e ben costruita del testo francese. Questo aspetto mi ha piacevolmente sorpresa perché, spesso, i fantasy tendono a essere molto asciutti, quasi più vicini alla sceneggiatura che al libro vero e proprio. Qui, invece, è l’intreccio stesso delle parole ad avviluppare il lettore, facendolo scivolare sempre di più nella vicenda.
D’altronde, sono una persona semplice: se mi si dà in pasto un fantasy condito con ambientazione pseudo vittoriana e steampunk, un pizzico di mistero e un amore un po’ austeniano, è la fine.
Lo leggerò fino a notte fonda. Non pentendomi, il giorno dopo, di averlo fatto.
Recensione di Sara Capitani
Si ringrazia il Master Professione Editoria dell'Università Cattolica di Milano
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