A proposito di niente

Pieno Allen style, battute folgoranti ad un ritmo di una ogni tre righe, autoironia feroce, un po' autobiografia e un po' divagazione a ruota libera. Divertente, autodissacratorio, sincero. Forse, qualche pagina di troppo sulle traversie legali con Mia Farrow.

«Ero sano, ben voluto, atletico; ero sempre il primo a essere scelto quando si facevano le squadre, sapevo correre e lanciare la palla; eppure, non si sa come, sono riuscito a diventare un nevrotico pieno di fobie e dalla vita emotiva disastrata, sempre sul punto di perdere l'autocontrollo, un misantropo solitario e claustrofobico, inacidito, impeccabilmente pessimista.» Misteri della vita, scherzetti della genetica o veramente 'ci vogliono millenni di persecuzioni per conquistarsi un senso dell’umorismo del genere'. Sta di fatto che da un'infanzia felice, piena di coccole e comprensioni parentali - niente violenze, divorzi, suicidi, alcol e droghe -, salta fuori questo genietto creativo, serenamente misantropo e al limite del disadattato, con l'esito artistico che universalmente gli si riconosce. Questa autobiografia è una lettura piacevolissima; è un resoconto minuzioso ma si ridacchia continuamente. Le costellazioni di relazioni e di persone/personaggi che sono entrati, usciti o rimasti nella sua vita, e le lunghe carrellate di performance teatrali e produzioni cinematografiche non riescono a diluire l'effetto buonumore. La sua straordinaria, istintiva verve da battutista compulsivo non dà tregua, e sia chi lo conosce e lo apprezza da decenni come me, sia chi ne ha vagamente sentito parlare, essendo dotati anche solo di un minimo di senso dell'umorismo, a me pare impossibile non si lasci conquistare da questa intelligenza ipocondriaca, nevrotica, esilarante, unica.

Per citare le sue stesse parole Woody Allen definisce la sua vita “Tanti stupidi errori compensati dalla fortuna” ed è un po' questo il leitmotiv che accompagna il lettore in questa che credo sia la sua ultima fatica autobiografica Come tutte le storie, si inizia da principio, l’infanzia, l’adolescenza non proprio rosea e una spiccata dote nello scrivere battute, per lo più comiche, che gli aprono le porte dello spettacolo e lo consacreranno anni dopo come un regista di successo. Leggendo la sua storia ci si imbatte in numerosi attori del cinema e del teatro, compagni di lavoro, per i quali spesso ne sottolinea le proprie antipatie e pochi grandi amori Dalla metà del racconto la storia si sviluppa proprio sul grande scandalo che investi il suo matrimonio con Mia Farrow. La storia è nota: nei primi anni ’90, Mia Farrow, scopre la relazione tra la figlia adottiva, Soon-Yi e il regista e intenta una lunga e sanguinaria causa. Lo scandalo è enorme considerando gli aspetti decisamente morbosi che attorniano la coppia, Allen è considerato come una personalità predatoria, un molestatore di minorenni, poi assolto con formula piena da ogni accusa. Mia Farrow invece è descritta come una persona totalmente priva di senno, fobica sulle adozioni, prima di avere una vita sentimentale con Allen aveva già adottato oltre 13 bambini… irrazionale e spesso spinta a compiere gesti folli Un legame sentimentale che in realtà non li ha mai visti convivere o anche solo dormire sotto lo stesso tetto E’ una lettura indubbiamente interessante, probabilmente questa ultima parte appare più intrigante e morbosa ma perlomeno non è pregna della sua falsa e irritante modestia Niente per sottolineare un’esistenza che probabilmente non avrebbe meritato tutto il successo e a proposito di tutto, un racconto che prova ad essere sincero.