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Anno edizione: 2002
Anno edizione: 2011
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«Ma una cosa almeno l'ho capita. C'è della gente che neanche sa di vivere. È come se non si rendesse neppure conto che esiste. Forse è proprio qui la differenza. Io ho sempre avuto cara la pelle attaccata a quel poco che mi rimaneva del corpo. Meglio condannati a morte che impiccati con le proprie mani, dico io, se proprio si è costretti a scegliere. Niente di peggio dei nodi scorsoi, a mia conoscenza.»
Ci sono libri che danno pura gioia, facendo vibrare dentro di noi tutte le corde del nostro amore per la lettura: il racconto trascinante unito a temi che ci toccano nel profondo, la suspense e l'avventura e un sottile gioco letterario che stimola la nostra complicità, una documentata ricostruzione storica e il fascino di personaggi più grandi del reale, nati già immortali. È quel che capita con il romanzo di Björn Larsson: ci ritroviamo adulti a leggere una storia di pirati con lo stesso gusto dell'infanzia, riscoprendo quella capacità di sognare che ci davano i porti affollati di vascelli, le taverne fumose, i tesori, gli arrembaggi, le tempeste improvvise e le insidie delle bonacce, come anche il semplice incanto del mare e la sfida libertaria di ribelli contro il cinismo dei potenti. In più con la sorpresa di vederci restituito, in tutta la sua ambigua attrazione e vitalità, uno dei personaggi che davano a quell'infanzia l'emozione della paura: chi racconta in prima persona è Long John Silver, il temibile pirata con una gamba sola dell'Isola del Tesoro, fatto sparire da Stevenson nel nulla per riapparirci ora vivo e ricco nel 1742 in Madagascar, intento a scrivere le sue memorie. E non è solo a quell'"e poi?" che ci veniva sempre da chiedere alla fine delle storie che risponde Larsson, è al prima, al durante, al dietro: com'era il mondo all'epoca della pirateria, i legami con il commercio ufficiale, la tratta degli schiavi, il contrabbando, le atroci condizioni dei marinai, i soprusi dei capitani, il codice egualitario dei pirati, le loro efferatezze e quelle contro cui si ribellavano, le motivazioni e le ingenuità dei grandi "gentiluomini di ventura". Ma è a un personaggio letterario che è affidato il compito di rivelare la "verità", un personaggio cosciente di esistere solo nelle parole, che dialoga in un pub di Londra con Defoe fornendogli notizie per la sua storia della pirateria, che risponde a Jim Hawkins dopo aver letto L'Isola del Tesoro, e che, in quel continuo gioco di rimandi, indaga sul rapporto tra realtà e invenzione, sete di vivere e bisogno di immortalità, solitudine e libertà, con la consapevolezza che non esiste altra vera vita di quella che raccontiamo a noi stessi.
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Stupendo Meraviglioso Capolavoro
Dovrebbe entrare a pieno titolo nei classici.
M'aspettavo qualcosa di diverso, ma è comunque un bel libro, che ti cattura: quando cominci a leggere non vuoi più smettere. Non è un libro di pirati come gli altri che ho letto: ci sono pochi arrembaggi, poche battaglie... C'è il protagonista, col suo insolito modo di vivere e rapportarsi agli altri, che insegue il suo unico obiettivo. È lui a raccontarci tutto, ormai anziano. La ricostruzione del mondo dell'epoca è ben fatta.
Recensioni
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Una vita che non sopravviva alla propria morte, in un modo o nell'altro, sulle pagine di un libro o sulla bocca della gente, non è che una cacatura di mosca. O rugiada che evapora al sole. - John Long Silver
1742 Madagascar. È qui che si è ritirato il vecchio pirata John Long Silver in compagnia di qualche fedele amico della tribù dei sakalava, compagni di una vecchia avventura. Padrone del suo destino e amante della libertà, il pirata nato dalla penna di Stevenson ci svela i retroscena della sua vita: dagli inizi a bordo della Lady Mary all’incontro con Defoe, da contrabbandiere a quartiermastro del terribile Flint. John Silver è un pirata spietato, affabulatore e bugiardo, che neanche la morte vuole con sé. Un uomo di mare, che fa ciò che reputa giusto, capace di amare una donna uguale a lui.
Björn Larsson scrive i suoi romanzi a bordo di una barca mentre naviga in solitudine, le sue pagine sono ruvide per il sale delle onde, impregnante del silenzio di una bonaccia o della forza distruttiva di una tempesta. Uno stile avvincente che descrive a tuttotondo gli anni d’oro della pirateria settecentesca: contrabbando, tratte degli schiavi ma anche feste improvvisate con litri di rum. Una narrazione dinamica, che alterna il passato e il presente catturando il lettore fino all’ultima pagina, fino all’ultimo sorprendente trucco del pirata John Long Silver.
Recensione di Eleonora Bitti
A cura del Master Professioni e prodotti dell’editoria - Collegio Universitario "Santa Caterina da Siena" in collaborazione con l’Università di Pavia
«Con un po’ di astuzia e di ingegno, avrei dovuto essere in grado di scoprire cosa valeva al giorno d’oggi un vecchio come me, che taglia pendeva sulla mia testa, quanto fossi temuto, odiato e disprezzato, a meno che non fossi stato semplicemente dimenticato, nel qual caso, sarei vissuto invano.»
Avido, ambiguo, spietato. Long John Silver è forse il personaggio più indimenticabile tra quelli ritratti da Stevenson nel suo L’Isola del Tesoro. Björn Larsson riprende la figura del mitico pirata con una gamba di legno, temuto da tutti ma dall’innegabile carisma, e ne svela i retroscena.
Un John Silver ormai vecchio, spesso nostalgico, racconta la propria vita: da una cupa bettola nei sobborghi di Glasgow alla sadica vendetta che gli fece conquistare il soprannome di Barbecue, dal lungo e atroce viaggio a bordo di una nave negriera agli anni trascorsi al servizio del capitano Flint, sempre accompagnato dall’ossessione di una libertà da inseguire a qualsiasi prezzo.
La figura di Silver rievoca le atmosfere dell’opera originaria, tra isole sperdute nell’oceano e figure inquietanti, ma la narrazione risente soprattutto della minuziosa ricerca storica condotta da Larsson – basata su diari di bordo, confessioni di pirati, documenti ufficiali dell’epoca e opere di grandi autori, primo fra tutti Daniel Defoe –.
Ne deriva una biografia avvincente, a tratti apologetica, narrata dalla voce viva e priva di ipocrisie del protagonista, che è anche un resoconto fedele su quel mondo misterioso, crudo e affascinante che è stata la pirateria.
Recensione di Giada Ferreri
A cura del Master in Editoria dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori
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