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C'è un punto della terra... Una donna nel Lager di Birkenau - Giuliana Tedeschi - copertina
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C'è un punto della terra... Una donna nel Lager di Birkenau
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C'è un punto della terra... Una donna nel Lager di Birkenau - Giuliana Tedeschi - copertina
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Descrizione


"Il libro di Giuliana Tedeschi è ricco di una sua realtà interiore che si afferra alla varietà infinita degli eventi narrati e dà loro un significato inconfondibile, poiché la scrittrice vive la sua esperienza profondamente e vi riflette su. Il campo di Auschwitz acquista ai nostri occhi una sua propria consistenza fantastica e più l'acquista la turba delle abitatrici, un'accozzaglia di esseri caduti là da ogni paese e incatenati a un destino comune, "le donne", che sono il soggetto corale di ogni proposizione contenuta in queste pagine." (Benvenuto Terracini)
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Dettagli

3
2004
1 aprile 1995
165 p., Brossura
9788885943391

Valutazioni e recensioni

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ugoy
Recensioni: 3/5
scrittura femminile

L'autrice era un'insegnante di latino e greco, la scrittura è quindi, rispetto ad altre testimonianze, più curata dal punto di vista stilistico. La sua capacità di scrittura rende bene sfumature e dettagli che altrove non ho trovato. Nell'ottimo "Come una rana d'inverno" di Daniela Padoan si parlava approfonditamente della diversità di scrittura e di testimonianza e anche di esperienza concentrazionaria tra sopravvissuti uomini e donne. In questo testo le peculiarità "femminili" emergono fortemente. Le donne sono sopravvissute cercando di condividere angosce e problematiche, viceversa la lotta alla sopravvivenza, generalmente, maschile ha una natura più "individuale". Quindi il testo della Tedeschi non ha la forza di "Se questo è un uomo", capolavoro irraggiungibile, ma presenta una sfaccettatura non presente nell'opera di Primo Levi. Quindi un libro sicuramente poco noto ma importante e - se non fosse diventato uno slogan inflazionato - "necessario".

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monica
Recensioni: 5/5

Dove la stima e la fiducia nell'Uomo e' reato, dove l'istruzione e' reato, dove il talento musicale o artistco dell'Uomo e' un mezzo di punizione verso l'Uomo. Dove il credo religioso o politico e' reato, dove l'amore e' reato, dove l'anima dell'Uomo e' considerata reato. Reati gravi e la condanna e' la morte. L'Uomo e' suddiviso in branchi di appartenenza, dove solo la crudelta' l'odio l'indifferenza sono considerati elementi necessari per l'esistenza e la supremazia dell'essere umano. Il branco piu' forte annienta per diletto il branco piu' debole aumentando sempre piu' la sua forza, il branco debole e' costretto ad indebolirsi sempre piu' soccombendo senza nessuna possibilita' di difesa. Un posto dove anche la natura viene involontariamente resa complice di crudelta' gratuite verso il branco debole. Un posto dove viene a galla ogni peggiore sentimento umano, dove l'esistenza insegna crudelta' prima sconosciute all'essere umano. Un luogo dove l'istinto di sopravvivenza comune ad ogni specie vivente e' un dilettevole strumento di tortura e morte. Un luogo dove l'Uomo e' scomparso, si e' estinto. Queste sono le emozioni che mi ha trasmesso questo libro, sono emozioni forti.

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Voce della critica


(recensione pubblicata per l'edizione del 1988)
recensione di Bruzzone, A.M., L'Indice 1988, n. 7

L'amplissima letteratura memorialistica dei campi di sterminio nazisti e quella, al suo interno, che è costituita da scritti di donne, si è arricchita di questa nuova singolare opera. Nuova rispetto al tempo della pubblicazione ma non a quello della stesura: il testo nacque infatti non molto dopo un primo libriccino di ricordi del Lager della stessa autrice, edito, ancora a caldo, nel 1946 e intitolato "Questo povero corpo". La sorte del primo, allora accolto distrattamente e presto dimenticato, influenzò questo secondo, che fu letto e apprezzato in manoscritto da una cerchia di lettori, ma che è uscito alle stampe solo ora.
Il periodo in cui si svolgono le vicende di "C'è un punto sulla terra..." sono i mesi dall'aprile 1944 all'aprile 1945; i luoghi il Lager femminile di Birkenau, e poi Auschwitz, e infine le regioni attraversate durante l'evacuazione dal campo fino al momento della liberazione. L'atteggiamento della narratrice è quello di una donna che non attenua n‚ maschera la sua individualità femminile ma, senza sbandierarla, permette che essa divenga, come è logico che sia, la chiave per capire, rappresentando nella loro speciale qualità le reazioni al Lager, le emozioni, i sentimenti, la sofferenza, da lei vissuti: tutti profondamente radicati nella fisicità del suo corpo. Come è noto, un simile atteggiamento era considerato per lo più con fastidio, se non peggio, nel tempo in cui il libro fu composto. Occorreva, per presentarsi nella propria natura di donne, e ancor prima per non soffocarla, un temperamento vitale, fiducioso di sé. Proprio grazie a una vitalità impavida che anima tutta la persona - mente cuore corpo -, in Lager la protagonista si risolleva ogni volta dall'abisso di travolgenti disperazioni, e resiste giorno dopo giorno, nutrendosi dell'eredità dei doni precedentemente goduti: valori morali, cultura, affetti e care consuetudini familiari, gioie; e quando per l'enormità dell'offesa la felicita domestica si affaccia alla memoria con troppa violenza e viene percepita come pura perdita e non più anche come possesso, riesce a non lasciarsene sopraffare, mentre altre compagne soccombono all'assalto, avviandosi per il cammino della sconfitta definitiva, della morte.
Dell'accordo con la propria femminilità e dell'energia vitale della protagonista è rivelatrice la scrittura, che si astiene dall'uso di moduli fissi difensivi e anzi non teme di abbandonarsi a quanto urge dentro. Essa alterna liberamente, come soggetti del discorso, e di un'esperienza che con altrettanta liberta si dilata dall'individuale al collettivo, l'io e il noi della prima persona, la terza impersonale e la terza plurale, "le donne", e non ha esitazioni ad affidarsi, nei momenti di commozione più impetuosa, agli stessi modi con cui le rievocazioni sono solite compiersi nella vita interiore: ossia a un fluire nel quale accade che segmenti diversi del passato e gli stati d'animo collegati si susseguano in un ordine che obbedisce alle sue proprie necessità, mentre nella raffigurazione dello spietato tempo del Lager compaiono di colpo le dolci immagini del tempo di prima.
In questo discorso screziato e mosso come la realtà psichica, in grado di ridestare al vivo la realtà del Lager, risiede, a mio avviso, una delle ragioni, e non l'ultima, della forza con cui il racconto cattura il lettore.

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