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Ad ora incerta - Primo Levi - copertina
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Ad ora incerta

Descrizione


"Chi non ha mai scritto versi?... Anch'io, ad intervalli regolari, "ad ora incerta", ho ceduto alla spinta: a quanto pare, è inscritta nel nostro patrimonio genetico". In realtà, il fare poesia non è stato in Primo Levi un'attività marginale o minore; egli stesso ci racconta come, scampato al Lager, gli fosse venuto spontaneo fissare la tragedia di Auschwitz nei versi che poi avrebbero aperto "Se questo è un uomo". Nei testi poetici raccolti in questo volume ritroviamo, come ha osservato Giovanni Raboni, "lo stesso acume morale, la stessa forza di memoria, ammonimento e pietà che rendono sostanziosa, così giusta, così naturalmente memorabile la sua prosa".
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Dettagli

7
1998
Tascabile
13 marzo 1998
158 p., Brossura
9788811669135

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alida airaghi
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Come nei romanzi, l’imperativo che sembra guidare la scrittura in versi di Levi è decisamente comunicativo; ciò che preme all’autore è poter raccontare ai lettori le esperienze vissute, i sentimenti e le riflessioni che lo animano. Una sorta di lascito morale da esprimere con radicale chiarezza, con l’intendimento severo di trasmettere un monito a chi legge, senza raggiri stilistici. Il tono classicheggiante, biblico-dantesco, sospeso tra l’ironico e il perentorio, non rifugge da formule desuete, ma è sempre finalizzato a un coinvolgimento ammonitore del pubblico. Uno stile quasi profetico, dunque, con finalità didascalica riflessa anche nei contenuti. I temi ecologici risultano evidenti nell’attenzione rivolta non solo al mondo animale e vegetale spesso antropomorfizzato, ma anche nell’appello diretto all’umanità perché non persista nella distruzione dell’ambiente. L’ateo Primo Levi, pur orgogliosamente partecipe del proprio ebraismo, non crede a una divinità provvidenziale e benevola. Crede invece nell’indifferenza del cielo verso il destino degli uomini, condannati all’infelicità, inghiottiti in una notte senza riscatto che accomuna tutte le creature nella sofferenza. Si salvano i rapporti affettivi con i familiari, con i compagni di una vita, con gli amici, con l’amata moglie Lucia, cui è dedicato il libro. Il mito, la Bibbia, la storia universale, la scienza, la lotta partigiana cui Levi prese parte attivamente in gioventù sono presenti in tutta la raccolta. Ma ovviamente è la tragedia della Shoah, rivissuta nella memoria lacerata e mai più ricomposta, a risuonare come un basso continuo in questi versi, insieme al dovere morale di rendere testimonianza di quell’orrore. La voglia giovanile di tornare a “camminare liberi sotto il sole”, recuperando l’impegno di lotta contro ogni sopruso, lentamente si ammorbidisce in una più docile e rassegnata aspirazione alla pace: “Felice l’uomo che ha raggiunto il porto, / Che lascia dietro sé mari e tempeste…”

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Primo Levi

1919, Torino

Nasce a Torino nella casa in cui abiterà per tutta la vita. Nell'infanzia è piuttosto cagionevole di salute e dovrà essere seguito con lezioni private alla fine delle scuole elementari. Frequenterà il Ginnasio-Liceo D'Azeglio e avrà per alcuni mesi come insegnante di italiano Cesare Pavese. Particolarmente interessato alla chimica, poco alle materie umanistiche. Terminato il liceo si iscrive alla facoltà di chimica nel 1937. Emanate nel 1938 le leggi razziali, riesce a proseguire gli studi universitari e inizia a frequentare circoli antifascisti. Nel 1942 va a Milano e lavora per la Wander, fabbrica svizzera di medicinali, dove fa ricerche di nuovi medicinali per il diabete. Qui entra in contatto con militanti antifascisti e si iscrive...

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